sabato 4 ottobre 2008

THE POLICE - Every Breath You Take (1986)

La carriera dorata dei tre poliziotti
Nel 1977, in piena esplosione punk, c'è un gruppo "finto punk" composto da tre musicisti che cercano in tutti i modi di farsi notare dalla stampa specializzata: ci riusciranno, diventando ben presto delle superstars milionarie, sorprendendo un po' tutti, dagli addetti ai lavori alla stessa casa discografica, che li aveva scritturati senza troppe aspettative. E si, perché i tre "poliziotti", non più giovanissimi, provenivano tutti da esperienze tormentate e frustranti. Sting, vero nome Gordon Matthew Sumner, è un insegnate elementare con la passione per il jazz e la cui principale preoccupazione è quella di sbarcare il lunario. Suona il basso nel gruppo jazz-rock dei Last Exit, che non riesce a farsi notare oltre i piccoli locali della zona di Newcastle. Stewart Copeland, nato negli USA e figlio di un funzionario della CIA (da qui l’idea del nome The Police, fortunatamente a sostituire l’originale Strontium 90), ha suonato la batteria nei Curved Air, gruppo "prog" che ha operato senza troppo successo nella prima metà degli anni '70 e dove militava l'affascinante Sonja Cristina, che in seguito diventerà sua moglie. Il chitarrista Andy Summers, già sulla quarantina e di dieci anni più anziano dei suoi compagni, ha le referenze migliori avendo suonato con i Soft Machine, con John Lord dei Deep Purple e con Mike Oldfield durante la tournée di "Tubular Bells".

È Copeland ad intuire che l'era del "prog" è al tramonto e che il futuro è nella causa punk. Ma il primo singolo dei The Police, "Fall Out", con Henri Padovani alla chitarra, è un mezzo fiasco. Tutto da rifare: fuori Padovani, sicuramente il musicista più punk del gruppo, ed una felice intuizione, cioè unire un reggae dolce ad una forma di rock molto ritmica, esperimento non ancora tentato fino a quel momento. La metamorfosi porta i suoi frutti se il singolo "Roxanne" e il primo album "Outlandos D'Amour" (1979) scalano le classifiche del periodo. Questa trovata, unita alla competenza dei tre musicisti, creano il fenomeno che tutti conosciamo. Il basso nitido e preciso di Sting, le straordinarie ritmiche di Copeland, improntate su un uso originale del charleston, e l'esperienza di Summers, unita ad innovative tecniche chitarristiche ottenute dall'uso del "flanger" e del "delay", sono il marchio di fabbrica del sound The Police. I testi sono della massima semplicità, storie d'amore e piccoli fatti quotidiani, cosa che permetterà loro di sbarcare in America senza troppi problemi. Tocco finale: la decisione di tingersi i capelli biondo platino, creando una certa curiosità attorno alla loro figura, cosa che non guasta mai...

L'etichetta discografica A&M non ha neppure il tempo di felicitarsi con i suoi protetti, che vengono subito sommersi da un'altra valanga di soldi: sempre nel 1979 esce il secondo album "Reggatta De Blanc", con dentro una delle melodie più celebri dei "poliziotti", quella "Message In A Bottle", uscita anche come singolo, che diventerà uno dei classici della band. La perfezione degli arrangiamenti e le melodie irresistibili portano di nuovo Sting e soci in testa alle classifiche, nonché a suonare nei luoghi più remoti del pianeta in un lungo, interminabile tour. Sting è oramai un sex-symbol ed iniziano le prime storie di svenimenti ai concerti, ma il loro reggae "sporcato" fa anche storcere il naso ai puristi, con le prime accuse da parte dei musicisti giamaicani di "furto" delle loro tradizioni a scopi commerciali. Qualcosa viene ad incrinarsi con il terzo album "Zenyatta Mondatta" (1980), stroncato senza pietà dalla critica. Il disco non gira a dispetto della produzione luccicante, i tre musicisti sembrano accontentarsi di riprodurre il solito "clichè". Tuttavia i singoli estratti, "Don't Stand So Close To Me" e "De Do Do Do De Da Da Da" (mai si ricorda titolo più sciocco per una canzone), raggiungono i vertici delle classifiche, dimostrando come i The Police abbiano le idee molto chiare su quali siano i pezzi da piazzare come 45 giri. A seguito delle critiche negative, il gruppo è costretto a studiare soluzioni alternative e nel 1981 esce "Ghost In The Machine", ispirato dagli scritti di Arthur Koestler e che risente del clima new wave dell'epoca. Vengono introdotti i synth e i fiati, il sound si fa più oscuro. Anche qui i tre singoli estratti sono i migliori pezzi dell'album: "Every Little Thing She Does Is Magic", "Spirits In The Material World" e "Invisibile Sun" (il testo tratta il problema della guerra civile nord-irlandese) portano i The Police a riguadagnare alcuni punti a loro favore dopo lo scivolone di "Zenyatta Mondatta", anche se certa critica continua ad avere delle riserve di fronte alla loro irrefrenabile ascesa all'Olimpo delle rock stars. La consacrazione definitiva avviene con il quarto ed ultimo album, "Synchronicity" (1983), contenente il mega-hit "Every Breath You Take", pop-rock strappalacrime, classico dei classici nel suo genere. Ma anche gli altri due singoli estratti, "King Of Pain" e "Wrapped Around Your Finger", sono ben costruiti e ottimamente confezionati. Vengono abbandonati i fiati e i ridondanti tappeti di tastiere di "Ghost In The Machine", privilegiando i suoni acustici, la solita ritmica avvolgente e il chitarrismo effettato di Summers.

Con questo disco giungono alla fine della corsa, dovendo assecondare le spinte centrifughe del frontman Sting, proiettato verso la carriera solista. Ma c'è ancora spazio per un album, un classico greatest-hits dal titolo "Every Breath You Take", pubblicato nel 1986 e ristampato nel 1995, contenente tutti i singoli che ho illustrato in questo sunto della loro carriera. Sting, nei suoi lavori in proprio, tornerà al suo amore per il jazz e l'acustico, vivendo prevalentemente di rendita per l'enorme celebrità ottenuta grazie alla sua band. I The Police non hanno mai annunciato ufficialmente il loro scioglimento, si è parlato a suo tempo di una "pausa di riflessione", che è durata quasi 25 anni. Poi, nel 2007, l’annuncio di un inaspettato ritorno sui palchi per un “Reunion Tour” di due anni in giro per il mondo, Italia compresa. Il 7 agosto 2008, nell’ultimo concerto del tour al Madison Square Garden di New York davanti a 20.000 fans, l’annuncio del definitivo scioglimento. Anche da questa operazione un sacco di soldi: la band è risultata come la più pagata del 2008. I The Police hanno dimostrato come si possa raggiungere il successo planetario grazie ad una ricetta un po' ruffiana di rock-reggae mai sopra le righe, un cantante dalla bella presenza ed una certa abilità nello sfruttare le potenzialità dei mass-media. I loro albums, escluso forse il primo, non hanno mai retto convincentemente per tutta la loro lunghezza, affiancando a straordinari hit-singles brani di caratura minore e non all'altezza del nome. Resta indiscusso il loro talento di musicisti, tuttavia sono convinto che avrebbero potuto osare di più in fase compositiva e sperimentale, anche se di certo non era quello il loro scopo. Il mio consiglio, se non li avete mai ascoltati, è di prendervi questo "Every Breath You Take": al suo interno troverete il meglio di Sting e compagni e non ne rimarrete delusi.


Tracklist:
1.: Roxanne
2.: Can't Stand Losing You
3.: Message In A Bottle
4.: Walking On The Moon
5.: Don't Stand So Close To Me
6.: De Do Do Do De Da Da Da
7.: Every Little Thing She Does Is Magic
8.: Invisible Sun
9.: Spirits In The Material World
10.: Every Breath You Take
11.: King Of Pain
12.: Wrapped Around Your Finger

The Police:
• Sting: voce/basso
• Andy Summers: chitarra
• Stewart Copeland: batteria

Discografia:
• Outlandos D'Amour (1979)
• Regatta De Blanc (1979)
• Zeniatta Mondatta (1980)
• Ghost In The Machine (1981)
• Synchronicity (1983)
• Every Breath You Take: The Singles (1986)


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